Basta morti in mare. Presidio sabato 4 marzo ore 17.00 in piazza Pasi a Trento

Il naufragio di Crotone è una strage di Stato
Basta morti in mare, basta criminalizzazione del soccorso!
Libertà di movimento per tutti e tutte!

Presidio in Piazza Pasi
Sabato 4 marzo dalle ore 17.00

Non possiamo accettare che a poche bracciate dalle coste italiane e nel Mar Mediterraneo si continui a morire. Non possiamo stare in silenzio di fronte all’ennesima ecatombe che poteva essere evitata.

La strage di domenica 26 febbraio 2023 è stata determinata dal ritardo dei soccorsi: un ritardo cinicamente voluto, politicamente voluto.
Le persone potevano essere salvate se si fossero attivate con tempestività le operazioni di soccorso. L’imbarcazione era stata segnalata da Frontex ben prima del naufragio nello Jonio; le autorità non si sono mosse nonostante le condizioni meteo e la presenza di circa 200 persone a bordo.
E’ cosa nota che da almeno tre anni la rotta verso le coste calabresi è una delle più battute e che nel corso del 2022 sono approdate in Calabria oltre 18.000 persone. Forse il Governo italiano non ne era informato?

Lungi dal riconoscere qualsiasi tipo di corresponsabilità, il governo ha invece spostato l’attenzione contro i trafficanti e gli scafisti e ha ribadito la necessità di bloccare le partenze, ribadendo la retorica imposta dall’Unione Europea.

Questa tragedia è la diretta conseguenza di politiche sull’immigrazione incentrate esclusivamente nell’ostacolare e impedire la libertà di movimento delle persone. Questa politica ideologicamente anti-migrazione arriva a criminalizzare ogni atto di solidarietà ed il soccorso civile, questa politica vuole produrre morte e sofferenza, costringendo le persone, nel momento in cui si nega il diritto alla mobilità, a intraprendere viaggi sempre più pericolosi o doversi rivolgere a trafficanti e scafisti.

La narrazione ribaltata del Governo va smascherata, e ribadita la verità: Piantedosi, Salvini e Meloni avete la piena responsabilità, politica e umana, di questo naufragio di Stato!
Cause ed effetti non possono essere ribaltati a piacimento. Avete emesso una condanna a morte, l’avete attuata mediante omissione di soccorso: assassini!

Sono passati quasi 10 anni dal 3 ottobre 2013, quando un barcone naufragò a poche miglia da Lampedusa provocando la morte di 368 persone. Nel frattempo oltre 20mila persone hanno perso la vita sulla rotta del Mediterraneo centrale. Ma nulla si è fatto per prevenire questo genocidio.

Le politiche italiane ed europee non hanno proposto alcunché: non sono stati aperti né canali umanitari di un certo impatto numerico, né vie legali e sicure per agevolare la mobilità umana, né tantomeno si sono poste il problema di aprire vere iniziative di cooperazione internazionale per rendere vivibili aree del Pianeta cui guardiamo, dal nostro “mondo occidentale sviluppato”, solo come grandi riserve minerarie, o di cui ignoriamo profondamente le condizioni di guerra, o di devastazione ambientale.
Al contrario: governi ed UE siglano accordi con dittature sanguinarie, finanziano con miliardi di euro muri e barriere e pozzi petroliferi, inviano equipaggiamenti militari e mezzi a milizie irregolari per controllare territori densi di ricchezze o per esternalizzare le frontiere europee, respingere e bloccare le persone in campi di detenzione.

Cercando in Europa un luogo dove vivere in serenità, le persone devono rischiare la vita, chi sopravvive porterà indelebili sul corpo e nella mente i segni della violenza dei confini, quasi un rito iniziatico per introiettare le gerarchie di questa società ed essere funzionali al sistema di produzione e sfruttamento.

Che arrivino dall’Afghanistan, dalla Nigeria o dall’Ucraina: APRIRE I CONFINI, DOCUMENTI SUBITO!

Chiediamo che siano lasciate aperte le vie sicure per arrivare in Italia e in Europa: prendere un aereo o una nave non può essere un privilegio legato solo al passaporto che si possiede!
Chiediamo immediatamente l’estensione della direttiva n. 55/2001 dell’UE, la stessa che è stata applicata per le persone in fuga dall’Ucraina, a chi chiede protezione.
Chiediamo immediatamente documenti per chi si trova nel territorio europeo, da Lesbo all’Italia.
Chiediamo immediatamente la libertà di navigare per ogni nave dedita al salvataggio delle persone nel Mediterraneo.