No CPR nè in Trentino Alto-Adige nè altrove

Lettera appello delle realtà sociali altoatesine e trentine contro l’apertura di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e per la regolarizzazione dei migranti/profughi già presenti sul territorio italiano.

Il centro di espulsione (CPR) non è la soluzione per le persone migranti senza titolo di soggiorno, un “luogo-non luogo” in cui qualunque diritto viene cancellato. Uno spazio di sospensione attraverso un oblio che porta le persone, sempre più spesso, a togliersi la vita all’interno di questi lager.

Nel corso dell’ultima conferenza stampa di metà mandato il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha annunciato che in regione, in un sito ancora da individuare, sarà realizzato un centro permanente per il rimpatrio (CPR). Secondo il governatore “Abbiamo dimostrato con i profughi afghani di essere solidali verso chi ne ha bisogno ma rivendichiamo da tutti il rispetto delle nostre regole e leggi”. 

Dichiarazioni che lasciano esterrefatti e che, di fatto, dividono le persone migranti tra buone e cattive dimenticando che in Trentino Alto Adige centinaia di persone, tra cui molti afghani, dormono all’addiaccio dopo aver percorso per anni rotte migratorie tra violenze, torture e respingimenti. Molti di loro svolgono lavori stagionali e non hanno una dimora fissa perché è impossibile trovare un alloggio. Oltre a canoni di affitto inarrivabili, vengono discriminati in quanto “stranieri”.

L’idea che queste persone, perché di persone si tratta, potrebbero mettere a rischio la sicurezza pubblica per la loro semplice presenza o per una irregolarità dei documenti è un ragionamento politico che vuole criminalizzarle in base allo status giuridico e non in base a reati commessi.

Come gruppi e associazioni che operano sul territorio regionale chiediamo di continuare a lavorare su politiche basate sul rispetto dei diritti umani e su politiche sociali e di accoglienza che favoriscano un’effettiva inclusione delle persone spesso presenti sul territorio da anni. Politiche, quindi, che sostengano un accompagnamento che dia strumenti per prevenire la caduta nella marginalità in tutte le sue forme e sfaccettature.

In ogni caso, l’ipotesi di aprire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), o centro di espulsione, non può essere considerata come una soluzione praticabile. Questi centri non sono altro che luoghi di controllo, segregazione e tortura di essere umani, i quali hanno come unica “colpa” quella di essere privi di titolo di soggiorno. Anche se buona parte dell’opinione pubblica, condizionata e impaurita da campagne mediatiche mistificatorie, giustifica ed accetta tutto questo, considerandolo come il male minore, noi invece vogliamo continuare a sostenere i valori dell’accoglienza e della solidarietà tra persone e la necessità di ripensare le politiche nazionali ed europee in tema di immigrazione per allargare il diritto fondamentale alla libera circolazione anche ai cittadini non comunitari.

Sosteniamo, perciò, l’emersione dal “soggiorno in nero” con un’interpretazione estensiva del diritto con l’introduzione di un meccanismo di regolarizzazione per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia.

Allo stesso tempo sosterremo tutte quelle campagne finalizzate al riconoscimento della condizione di soggiornante come fonte del diritto di restare e di regolarizzare la propria posizione con il conseguimento del permesso di soggiorno.

Proponenti:

Bozen Solidale