Provincia di Trento verso la guerra totale ai selvatici?
Dopo la figura mitologica del cosiddetto “orso problematico” salutiamo la comparsa di un nuovo personaggio immaginario che va ad arricchire il “bestiario” della Pat: il “lupo pericoloso”. Ma di cosa stiamo parlando? Andiamo con ordine. E’ di una settimana fa la notizia della predazione da parte di un branco di 7 lupi di un giovane cane da caccia e del temporaneo accerchiamento (senza conseguenze) del suo proprietario, in una zona boschiva ed isolata nel comune di Folgaria, in provincia di Trento. Come prevedibile, la notizia, condita da toni sensazionalistici, ha da subito iniziato a circolare e, come da copione, la prima mossa della Giunta Provinciale è stata quella di invocare, “a tutela dell’incolumità pubblica”, la necessità di uccidere i “lupi pericolosi”. Sentendo parlare di “lupi pericolosi”, per noi che da oltre un anno e mezzo stiamo provando a portare solidarietà agli orsi etichettati come problematici (e per questo catturati ed incarcerati) è impossibile, per riflesso condizionato, non pensare immediatamente alla disastrosa gestione della convivenza con gli orsi reintrodotti in Trentino col progetto Life Ursus. In questo nuovo episodio di incontro/scontro tra un essere umano ed un animale selvatico c’è la stessa dinamica già vista tante volte: totale mancanza di informazione di base che porta a comportamenti sbagliati da parte dell’essere umano, verificarsi di un episodio più o meno grave, pressapochismo ed ingigantimento della notizia da parte della stampa locale, quindi reazione scomposta – e a tratti ridicola – della politica che promette una pena esemplare (in questo caso la condanna a morte) per il “deviante” di turno. Non può non sorgere spontanea una domanda: se l’orso, che è stato volutamente reintrodotto in Trentino dall’essere umano, subisce cattura, carcerazione e deportazione nel momento in cui semplicemente si comporta da orso in carne ed ossa e non da peluche inanimato, che tipo di orrenda rappresaglia ci si può figurare nei confronti del lupo, che risulta essere invece un abusivo, un clandestino che ha avuto l’ardire di reinsediarsi nel nostro territorio senza autorizzazioni? Il presidente Fugatti e l’assessora (in)competente Zanotelli hanno le idee chiare: “abbattimento preventivo”. Ma in che modo vorrebbe procedere la Giunta esattamente? Come distinguere gli esemplari “pericolosi” da quelli “non pericolosi”? E se si decidesse di uccidere tutti e 7 i componenti del branco incriminato, in che modo questo aiuterebbe a far calare il numero degli esemplari di lupo presenti in zona? Che fare se questo attirasse involontariamente un nuovo branco? E allora perché non optare per uno sterminio sistematico? Non sarebbe meglio prediligere una completa eradicazione della specie per poi tirare su muri e filo spinato ai confini in modo da impedire l’arrivo di altri ospiti indesiderati? Siamo ovviamente nell’ambito della fantasia e della provocazione, ma avendo a che fare con una classe politica di inetti e di pagliacci tutto è possibile, specie quando questa è espressione di un partito politico che sulle paure (più o meno irrazionali) della cittadinanza ha da sempre costruito la propria fortuna elettorale.
In questo quadro sconfortante una piccola buona notizia è che mentre Fugatti e Zanotelli continuano a farneticare di un problema di “sicurezza pubblica” da affrontare rivolgendosi ai vertici delle forze di polizia territoriali, il sindaco di Folgaria Rech ha per lo meno dimesso i toni sensazionalistici e ha escluso che si possa affrontare il tema della convivenza con questa specie con una campagna di abbattimenti. Tuttavia ad accomunare Rech e Fugatti sembra essere una scarsissima conoscenza del tema dei selvatici. Da un lato Rech straparla di un fantomatico progetto che a suo parere avrebbe determinato la reintroduzione del lupo in Trentino. Dall’altra Fugatti, che già anni fa, quando ancora sedeva tra i banchi dell’opposizione, definiva “una barzelletta” (https://www.youtube.com/watch?v=SYUY5AxwllM&feature=youtu.be) il fatto che il lupo potesse realmente essere tornato a ripopolare le montagne trentine autonomamente, senza il sostanziale supporto di non si sa bene chi. Acclarato che ci troviamo all’alba della sesta estinzione di massa, la presenza nei nostri boschi dei selvatici ed in particolare la ricomparsa di specie rimaste assenti per secoli dovrebbe essere vista di buon occhio, come un’opportunità estremamente preziosa. Al contrario essa è troppo spesso trattata con fastidio e si investe davvero molto poco in prevenzione, per provare a semplificare la convivenza e per evitare che avvenimenti potenzialmente anche gravi si verifichino. Quest’ultimo episodio non fa che confermare il brevissimo respiro che caratterizza una classe politica che non si informa e non informa, non pianifica, che lucra sulla paura irrazionale gridando (questa volta letteralmente) “al lupo al lupo!”, che non si affida agli addetti ai lavori, che si fa portavoce di fake news.
Un radicale cambiamento di mentalità nel rapportarci con le altre specie animali appare oggi sempre più urgente ed è dai nostri territori che dobbiamo cominciare questa rivoluzione. Il bosco e la montagna non sono casa nostra, sono la casa di altri animali, i selvatici. In essa dovremmo addentrarci con rispetto ed attenzione, mai con atteggiamento predatorio. L’allevatore che ha insegnato all’orso M49 che era facile rifornirsi di cibo nelle malghe in alta quota lasciando a sua disposizione latte fresco. La gestione, quella sì realmente problematica, dei rifiuti nelle località di montagna che ha attirato l’orso M57 all’interno dell’abitato di Andalo. E ora il giovane cacciatore che se ne va a spasso nei territori del lupo con il cane slegato. Che altro succederà nei prossimi mesi e nei prossimi anni? E quanti altri abitanti della montagna dovranno ancora pagare con la vita o con la reclusione l’inettitudine di questa politica e l’arroganza dei suoi mandanti, decisi a tenere stretti i propri privilegi costi quel che costi? E’ ora di attivarci per portare solidarietà a chi altro non chiede che di poter vivere il proprio spazio in un territorio che troppo a lungo l’essere umano ha preteso di occupare per intero. Di smontare il teorema de “l’orso problematico” e chiedere l’immediato rilascio di M49, ultimo prigionier del carcere del Casteller. Di far sapere alla politica provinciale che non tollereremo la messa a morte dei membri di un’altra specie a causa della sua incapacità di immaginare e mettere in campo tutte le misure per una convivenza pacifica con gli altri animali.