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LA SCELTA – Proiezione con dibattito
19 Gennaio 2023 @ 19:00 - 23:00
Che cosa vogliono i No Tav?
Fermare la costruzione dell’opera non sembra esaurire il senso della loro scelta. La lotta, i processi, il carcere, la guerra, le scelte individuali sono occasioni di cui dispongono nel tentativo di dare dignità alla loro vita.
📌 DOVE:
Centro Sociale Bruno
Lungadige San Nicolò 4 (TRENTO)
🗓 QUANDO:
Giovedì 19 gennaio 2023
– 19:30: Apertura con aperitivo e stuzzichini
– 20:30: Inizio proiezione
Sarà presente l’autore e produttore del film Stefano Barabino
Ingresso a offerta libera e consapevole: sostieni le produzioni indipendenti!
SINOSSI
«Forza, coraggio e gioia!» Questo è l’invito che Luca rivolge ai suoi compagni riuniti in assemblea. E’ rimasto gravemente ferito mentre tentava di rallentare l’apertura del cantiere al quale il movimento No Tav si oppone. Emanuela, la sua compagna, legge la lettera che Luca ha scritto dall’ospedale in cui si sta lentamente riprendendo. Alcuni attivisti No Tav, tra i quali Marisa, Nicoletta e Paolo, tentano di disturbare i lavori del cantiere e di abbatterne le reti. Di notte, in piccoli gruppi, riescono ad entrare e danneggiare alcuni mezzi, ma il cantiere è molto grande ed è considerato dallo Stato un’opera strategica. I lavori procedono, il cantiere cresce. Il movimento decide di sostenere un partito politico che si dichiara No Tav, ma Nicoletta richiama la necessità di mantenere autonomia nella lotta. Arrivano i processi, i pubblici ministeri raccontano il movimento No Tav dal punto di vista dello Stato e chiedono pene importanti per gli imputati. Passano alcuni anni, Luca ed Emanuela hanno avuto un figlio. Davide, un militante No Tav è tornato dalla Siria, dove ha combattuto nella rivoluzione del Rojava. La guerra lo ha posto di fronte a dilemmi laceranti: sia combattere che non combattere sono due scelte sbagliate. Il tentativo di fermare la Tav per via istituzionale è ormai fallito: in assemblea Luca invita i compagni a prenderne atto, è in semilibertà e deve rientrare in carcere ogni sera. Mentre racconta di essersi lasciato con Emanuela, riconosce che «sta all’individuo soltanto la ricerca della propria felicità». La lotta sulle reti del cantiere prosegue. Nicoletta viene arrestata e suo marito Silvano scende in paese per partecipare alla manifestazione in sua solidarietà.
IL CONTESTO: TRENT’ANNI DI ATTIVISMO
Il Tav è una linea ferroviaria la cui realizzazione viene contestata per vari motivi: inutile nelle sue finalità e dannoso per l’ambiente e per la salute, incredibilmente dispendioso per l’intera comunità nazionale. Riuniti in comitati, i cittadini No Tav sono diventati il movimento più partecipato degli ultimi trent’anni in Italia, finendo per essere feriti dalle forze dell’ordine e in diversi casi addirittura detenuti in carcere e processati. Nonostante l’area sia militarizzata e il movimento venga puntualmente screditato da gran parte della classe politica, le manifestazioni No Tav continuano ad essere sostenute da migliaia di persone.
Le riprese del documentario La Scelta sono iniziate nel 2012, successivamente all’apertura del cantiere a Chiomonte (2011).
Negli anni, i presidi, le manifestazioni e le azioni dirette alle reti del cantiere hanno ricevuto, come risposta dello Stato, la militarizzazione della Valle. Più di mille persone sono state indagate e centinaia sono state arrestate. La politica ha da sempre delegato la protesta alla Polizia, riconducendo i No Tav ad una questione di ordine pubblico. I processi contro gli attivisti sono stati numerosi, il più importante ha riguardato nel 2014 quattro anarchici accusati di terrorismo per aver danneggiato il compressore del cantiere di Chiomonte. Le proteste nell’ultimo periodo si sono concentrate nella zona dell’autoporto di San Didero, dove ad aprile 2022 è stato aperto un nuovo cantiere. Nell’estate 2022 è nata anche l’Associazione a resistere, in risposta alla richiesta della Procura di Torino di rinviare a giudizio 28 appartenenti al centro sociale Askatasuna, uno dei soggetti storici del movimento No Tav.
NOTA DEGLI AUTORI
È possibile essere militanti, fare politica, senza riprodurre nella lotta quegli stessi meccanismi ai quali ci si oppone?
In questi dieci anni di lavorazione del film abbiamo vissuto nel movimento No Tav in una forte consonanza ideale con esso. Che cosa permette a questo movimento di continuare ad esistere nonostante la repressione di Stato nelle sue molteplici forme? Il film fa emergere una soggettività che dà senso a cosa significhi fare politica. Come racconta Davide Grasso, uno dei protagonisti, chi lotta sta cercando di affermare l’importanza di restare umani, affinché «due o tre persone possano fare qualcosa assieme soltanto sulla base della loro libera scelta, senza un obbligo o un guadagno individuale». Siamo stati abituati a delegare ad altri le scelte di fondo delle nostre vite. Raccontare la lotta No Tav per noi ha significato capovolgere questo assunto, partire dalle responsabilità che ciascun individuo assume verso se stesso.
BIOGRAFIE
Carlo A. Bachschmidt è un documentarista nato a Genova nel 1965. Ancora studente in Architettura inizia a collaborare con lo studio di Renzo Piano. Dopo la laurea si dedica ad un altro modo di progettare lo spazio, l’ideazione e allestimento di iniziative collaterali alle mostre di Palazzo Ducale a Genova. Dal 1994 al 2007 lavora nell’ambito della comunicazione, curando l’organizzazione e la promozione di oltre venti campagne sociali rivolte al mondo giovanile. In occasione del G8 del 2001 diviene responsabile della segreteria organizzativa del Genoa Social Forum, il coordinamento delle organizzazioni no profit che esprimono il proprio dissenso nei confronti del vertice. Nel 2002 viene nominato consulente tecnico di parte (CTP) dagli avvocati impegnati nei processi per la ricostruzione attraverso l’analisi della documentazione video-fotografica delle violenze verificatesi nei giorni del G8. Ha presentato presso i tribunali di Genova, Torino e Milano 24 consulenze tecniche che sono state acquisite agli atti dei processi e svolge tuttora tale professione. Formatosi nel settore dell’audiovisivo, tra il 2003 ed il 2009 realizza video indipendenti e nel 2010 esordisce come regista con il cortometraggio Janua. Nel 2011 scrive e dirige i documentari Black Block (menzione speciale alla sezione Controcampo della 68ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia) e La Provvista (entrambi prodotti da Fandango), e lo spettacolo teatrale I giorni di Genova nell’ambito del Festival di Internazionale a Ferrara. Sempre per Internazionale, nel 2021 è tra gli autori del podcast sul G8 di Genova, Limoni. Attualmente sta lavorando ad un documentario dal titolo Costa.
Stefano Barabino lavora sui set cinematografici come primo assistente operatore e come direttore della fotografia nel cinema documentario.
Michele Ruvioli è maestro steineriano e ha temporaneamente abbandonato il mondo del cinema.