Da ciascun* secondo le proprie possibilità

A ciascun* secondo i propri bisogni

Quattro mesi fa abbiamo iniziato a costruire un nuovo tassello all’interno del mosaico di pratiche che già mettiamo in campo come la scuola di italiano, lo sportello legale, lo sportello curriculum, la ciclofficina e tutte quelle piccole azioni non immediatamente individuabili in un progetto tramite cui cerchiamo di costruire una comunità resistente e solidale.

Quattro mesi fa abbiamo iniziato la nostra attività di mutualismo alimentare per dare un sostegno concreto a chi si trovava in difficoltà nel fare la spesa. All’inizio si trattava di distribuire pochi pacchi di generi alimentari alle persone che già usufruivano delle pratiche e dei servizi messi in atto nel nostro spazio. La pandemia ha costretto a rimodulare più volte le attività ma il mutualismo alimentare ha avuto una crescita graduale e continua. Oggi è attivo tutti i venerdì dalle 18.00 alle 20.00 e sono ormai tra le 30 e le 40 le persone che si rivolgono a noi ogni settimana. Nel nostro caso la maggioranza di chi si rivolge al nostro mutualismo alimentare ci conosceva perché è già venuto alla scuola di italiano, alla ciclofficina, allo sportello legale o a quello curriculum. Ma vi è anche chi abbiamo incontrato per la prima volta. 

I dati statistici recentemente diffusi dall’ISTAT hanno confermato ciò che in piccolo abbiamo potuto osservare dal vivo: le famiglie in povertà assoluta nel 2020 sono salite a oltre 2 milioni,  per un totale di 5,6 milioni di persone, un milione in più dell’anno precedente. Particolarmente colpite risultano le famiglie numerose e in generale quelle con minori a carico e colpisce l’aumento del livello di povertà al Nord, che riguarda oltre 218 mila famiglie (720 mila individui).

L’aumento della povertà non riguarda solo disoccupati, anziani o altre figure già espulse dai processi della produzione, ma colpisce anche gli occupati tra i 35 e i 54 anni. Ad essere colpiti dall’aumento della povertà sono allo stesso modo “italiani” e “stranieri”, sia pur con i secondi in una situazione già precedentemente più difficile: Nel 2020, l’incidenza di povertà assoluta passa dal 4,9% al 6,0% tra le famiglie composte solamente da italiani, dal 22,0% al 25,7% tra quelle con stranieri (per tutti i dati si veda sul sito dell’ISTAT il testo Nel 2020 un milione di persone in più in povertà assoluta. https://www.istat.it/it/files//2021/03/STAT_TODAY_stime-preliminari-2020-pov-assoluta_spese-delle-famiglie.pdf).

I dati statistici confermano quello che osserviamo ogni venerdì: la provenienza, l’età, il genere, lo stato di famiglia, le condizioni abitative, di chi ha bisogno di un aiuto per fare la spesa sono le più varie. In molti casi si tratta di persone che hanno lavorato fino a pochi mesi fa, magari nella ristorazione o nell’agricoltura. La pandemia peggiora quindi una situazione preesistente, creata dal lavoro sottopagato, precario, irregolare. 

Spesso sentiamo usare parole quali “marginalità” o “fragilità” per descrivere le condizioni di bisogno che spingono a richiedere un aiuto per mangiare. Le troviamo però appropriate solo per una minoranza di quanti e quante vediamo ogni settimana. Molte delle persone che incontriamo non sono affatto “marginali” rispetto al sistema di produzione capitalista nel nostro territorio e neppure sono “fragili”, visto che portano sulle proprie spalle il peso maggiore di tutta la piramide sociale. Sono così centrali e forti da aver prodotto una parte della ricchezza che possiamo vedere in mano ad altri ed altre.

Chi non ha da mangiare sa cucinare in un ristorante.

Chi non ha da mangiare ha vendemmiato o ha raccolto mele e pere quest’autunno.

Chi non ha da mangiare ha fatto arricchire chi lo disprezza.

Per questo non crediamo che siamo semplicemente di fronte ad “un’emergenza” che si possa risolvere con generici appelli alla “generosità”. 

Siamo di fronte ai risultati di un sistema di sfruttamento che si può contrastare solo creando comunità resistenti e solidali. Già oggi unire nello stesso luogo e negli stessi orari ciclofficina, mutualismo alimentare, sportello legale e sportello curriculum aiuta le persone a trovare risposte articolate sulla base dei propri bisogni. 

Vorremmo fare nel tempo un salto di qualità: dal soddisfacimento dei bisogni alla partecipazione, all’organizzazione dal basso per conquistare reddito, lavoro, diritti e dignità, anche attraverso vertenze individuali e collettive. 

Per farlo abbiamo bisogno di mantenere ed estendere i servizi offerti. Il mutualismo alimentare richiede sempre nuove risorse. Le donazioni in denaro sono state molte, molte le persone che ci hanno portato la propria spesa il sabato dalle 16.00 alle 17.00 e molti anche i contributi “in natura” da parte del Gruppo d’Acquisto solidale e di tante e tanti che vendono i propri prodotti al mercato contadino del sabato. Ma le necessità aumentano di settimana in settimana, per questo chiediamo nuovamente aiuto in ciascuna delle maniere appena elencate.

Invitiamo anche a passare il venerdì dalle 18.00 alle 20.00 per dare una mano, a portare idee od offrire competenze, perché il salto di qualità che occorre fare va ragionato e pensato attraverso un’elaborazione collettiva che parta dalla conoscenza reciproca, dai bisogni e dalle capacità di ciascuno e ciascuna. Si tratta di pensare e provare, di articolare in sempre nuove forme un percorso collettivo di lunga durata. 

Le cose non sono né facili né semplici, ma non abbiamo niente da perdere, se non le nostre catene, mentre abbiamo un mondo da vincere.