È andato ieri in scena in Consiglio Provinciale un siparietto tragicomico e grottesco.
I consiglieri Moranduzzo e Rossato chiedono di cacciarci dallo stabile di Lungadige San Nicolò 4 per farci quello che noi già ci facciamo, perchè improvvisamente hanno a cuore le sorti delle svariate e numerose persone che vivono all’addiaccio.
La consigliera Rossato afferma che il comodato d’uso che avevamo stipulato con la Provincia sarebbe scaduto: niente di più falso, in quanto quel comodato è stato stralciato unilateralmente dalla Pat con la scusa di lavori che avrebbero riguardato l’area su cui sorge il Centro Sociale Bruno.
Ed è che qui viene il bello, quando il vice presidente Mario Tonina ammette candidamente che non ci sono al momento progetti certi sulla zona e sullo stabile, ma che intanto dovrebbero sgomberarci e poi si vedrà.
Insomma, l’ennesima uscita propagandistica di chi tra un’abbuffata al mercatino e un’altra ha solo saputo distruggere, discriminare e ridurre il welfare di questo territorio, nonché gli spazi di aggregazione e confronto. Pur di non parlare dei problemi reali che affliggono il Trentino tirano fuori uno dei loro cavalli di battaglia della campagna elettorale di quattro anni fa. Come allora continuano a parlare di un Centro Sociale come se fosse una specie di fungo malefico spuntato chissà come e non qualcosa che è sorto e si mantiene in piedi perché risponde alle esigenze di una fascia consistente della popolazione.
Il Bruno – che ricordiamo era un edificio in completo stato di abbandono e recuperato a nostre spese – non ospita soltanto delle persone che in questo momento altrimenti si troverebbero per strada, ma ha una scuola di italiano, uno sportello curriculum, uno inerente al diritto all’abitare e uno di orientamento legale che aprono settimanalmente. Progetti che hanno vita e respiro in maniera totalmente autonoma e autorganizzata, non sufficienti sicuramente davanti ai bisogni con cui si trovano a fare i conti, ma che funzionano e operano da anni senza l’ausilio di alcun fondo pubblico.
Sono anni che chiediamo la risistemazione dei tanti edifici pubblici tenuti vuoti per farci un ostello per i lavoratori senza tetto. Perché noi sul tema ci lavoriamo concretamente da anni e abbiamo visto sulla pelle delle persone tutti i danni che questa giunta ha fatto.
Oltre a tutto questo il Bruno è quello spazio di aggregazione e cultura che ha resistito a questi ultimi anni difficilissimi. Uno spazio che anche durante la pandemia ha provato a garantire dei servizi (il mutualismo alimentare e la ciclofficina popolare) e che nel post pandemia si è interrogato su come restituire alla collettività dei luoghi di incontro.
Perché il lascito del Covid non è solo una situazione economica durissima, ma anche il dilagare del nulla cosmico dal punto di vista sociale, dell’individualismo, della solitudine, della depressione. Noi abbiamo resistito all’avanzata del nulla.
Il Bruno è quel posto in cui si può imparare a riparare una bicicletta, vedere un film di qualità gratis, assistere alla presentazione di un libro o ballare. Uno dei pochi posti di socialità per diverse fasce d’età presenti a Trento.
Con questo slancio abbiamo continuato a garantire spazi di ritrovo e di aggregazione per chi nella scuola non ha trovato conforto o luoghi sicuri. Autorganizzazione, cura e socialità sono stati quegli incentivi che hanno garantito il fatto che tuttora le giovani e giovanissime generazioni possano trovare il luogo dove confrontarsi e capire come migliorare la loro situazione, portando queste riflessioni nei collettivi presenti nelle diverse scuole. Contribuendo a far sì che le scuole siano luogo di riflessione e autorganizzazione, non di strumentalizzazione partitica ad opera della giunta.
È evidente che ci troviamo ora di fronte all’ennesimo tentativo di trovare un comodo capro espiatorio per non parlare del disastro della sanità, dell’inflazione più alta d’Italia, del caro bollette, del caro affitti, degli oltre 1.000 appartamenti ITEA vuoti, della crisi climatica e della precarietà diffusa. Si cerca di ammantare di “legalità” quello che è solo l’arbitrio di chi si è impadronito del potere provinciale, essendo venuta meno (per la stessa ammissione della giunta) la ragione di fondo che aveva portato allo stralcio del comodato d’uso dello stabile in questione.
A questo arbitrio di prepotenti incapaci rispondiamo continuando come sempre a lavorare e lottare per risolvere tutte quelle problematiche che voi ignorate o che cercate solo di strumentalizzare.
Noi non ci fermiamo, né arretriamo.