Alcune riflessioni e un primo bilancio a tre mesi dall’inizio del progetto LiberaLaParola, la scuola di italiano libera e gratuita e lo sportello di orientamento legale del Centro Sociale Bruno.
Ci sono situazioni in cui le parole che abbiamo a disposizione non bastano, e solo con l’aiuto di altre persone possiamo trovare insieme quelle parole che ci restituiscano dignità e diritti. Libera La Parola vuole offrire uno spazio proprio per questo: cerchiamo insieme le parole per descrivere, chiedere, esigere e rispondere.
Dal 14 settembre, ogni venerdì, dalle 19.00 una trentina (a volte di più, a volte di meno) di persone arrivano al Centro Sociale Bruno per il corso d’italiano. Sono persone che parlano italiano da sempre, e persone che lo stanno imparando ora. Qualcuno si ferma a chiacchierare sulla porta, altri sono pronti per sedersi intorno ai tavoli e cominciare le conversazioni. Gli argomenti sono vari: lavoro, salute, vita quotidiana, famiglia, etc. Ogni gruppo cerca le parole in italiano che possano esprimere l’esperienza di ognuno. Attorno ad alcuni tavoli comincia una vera e propria lezione di italiano, in cui chi ha più esperienza con la lingua mette a disposizione le proprie parole per descrivere quello che chi è arrivato da poco in Italia vorrebbe raccontare. Altri mettono al centro delle immagini e cercano di dare parola alle azioni e agli spazi rappresentati.
Le persone che frequentano questi incontri hanno storie e presenti molto diversi: i dottorandi universitari sono seduti al fianco di senza dimora, persone arrivate in Italia per ricongiungimento familiare lavorano in gruppo con richiedenti asilo; Cristiani e Musulmani cercano la loro parola insieme ad Atei e Agnostici; i laureati adattano il ritmo di scrittura a persone poco alfabetizzate. Le provenienze sono le più varie: Russia, Pakistan, Mali, Messico, Italia, Marocco, Sudan, Ghana,…
E poi arriva il momento del té, e di mano in mano passano bicchieri bollenti e pacchetti di biscotti. Sgranocchiando la dolcezza, le conversazioni e le lezioni proseguono.
Liberare la parola vuol dire anche trovarsi a cercare risposte per interrogativi più o meno urgenti ed esistenziali. Per questo alle lezioni abbiamo deciso di affiancare l’apertura di uno sportello di orientamento legale. In un momento storico in cui il discorso mediatico sui migranti lascia poco spazio al dialogo, e le informazioni sono frammentarie e di difficile comprensione, sono frequenti gli interrogativi sulle possibilità per il futuro: “Posso fare richiesta di asilo politico?” “Quando mi chiameranno per la commissione?” “Posso andare al pronto soccorso anche se non ho un permesso?” “Sono malato… dove posso trovare un medico?” “Mio figlio non ha la residenza, come posso fare per richiederla?” “Ci hanno mandato via dal parco perché giocavamo a cricket: dove possiamo andare ora?” “Dove trovo coperte per questa notte? L’inverno è arrivato…” “In questura mi hanno detto qualcosa che non ho capito, mi accompagni?” A volte è indispensabile passare a una lingua comune che faccia da ponte (inglese, spagnolo, francese) per capire quali sono le reali esigenze.
Libera La Parola non trova tutte le parole e non ha tutte le risposte, ovviamente: certo la rete con altre realtà ci permette di indirizzare alcune richieste; ma tante domande rimangono senza risposta. La scuola di italiano libera e gratuita facilita l’apprendimento di alcune espressioni, ma poi rimane la grande e urgente sfida di come garantire che ogni persona trovi risposta alle proprie esigenze, a partire dalla salvaguardia dei propri diritti fondamentali e a un trattamento dignitoso per ciascuno.
Oggi a Trento sono tante le realtà che contribuiscono a questo: i corsi di italiano liberi e gratuiti si stanno moltiplicando, offrendo alle persone che arrivano sul nostro territorio (o che ci sono da tempo, ma ancora non conoscono la lingua) spazi accoglienti di apprendimento condiviso.
Sono realtà che rispondono ad un’esigenza concreta ed urgente per le persone che arrivano in Trentino; allo stesso tempo, testimoniano e denunciano la mancanza di un’offerta formativa linguistica sufficiente da parte delle istituzioni e dei progetti di accoglienza, quando, invece di investire di più e migliorare la situazione, si stanno tagliando fondi e minacciando di sopprimere completamente i corsi d’italiano per i richiedenti asilo in progetti di accoglienza.
Il gruppo che si è formato e consolidato in questi mesi ha davvero un aspetto speciale ed interessante: veniamo da esperienze diverse, siamo giovani, meno giovani, studenti, lavoratori, precari e disoccupati, uomini e donne, che mettono a disposizione il loro tempo in questo progetto. Siamo tutte persone che condividono lo stesso desiderio di far sì che il nostro territorio garantisca i diritti per tutti e tutte e sia più accogliente: aspettiamo anche voi per trovare e liberare insieme le parole!