Salvini non sei il benvenuto
Ritrovo in Via Verdi ore 17.
Per la terza volta in pochi anni Matteo Salvini si accinge a ritornare nella nostra città, questa volta per concludere la campagna elettorale di Maurizio Fugatti. Un’occasione unica per la destra trentina che per la prima volta potrebbe ritrovarsi al governo della Provincia.
Questa volta Salvini farà il comizio in veste diversa. Non come semplice eurodeputato fancazzista, “il bullo con la felpa e dalla becera retorica”, bensì quella da ministro dell’interno.
Sebbene i ridondanti slogan xenofobi non siano di certo mutati, a cambiare è il potere che adesso detiene e le conseguenze nefaste che ne derivano: dal sequestro di centinaia di persone sulla nave Diciotti, al perpetuare a spada sguainata la battaglia, iniziata da Minniti, nei confronti delle ong impegnate nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Come spesso accade “il nuovo che avanza”, porta avanti un iter di provvedimenti reazionari che segue la stessa direzione dei governi precedenti; non uguali, ma in fondo non tanto dissimili: non ci scordiamo di certo della linea che Minniti, avallata dal PD, ha messo in atto durante il suo esecutivo: dal sequestro della Iuventa, al finanziamento delle milizie libiche per bloccare le partenze dei migranti, all’introduzione del daspo urbano.
Oggi quelle di Salvini non sono più “sparate”, è la realtà.
Perché è già reale e giuridicamente vincolante il decreto “Immigrazione e sicurezza”, attualmente in discussione per essere convertito in legge.
Il razzismo si fa legalità, a partire dal binomio stesso.
Una manovra sconcertante che spazia dall’abolizione della protezione umanitaria, allo smantellamento del sistema di accoglienza diffuso per ritornare alla logica business dei grandi centri, alla realizzazione dei CPR in ogni regione (anche questo nel solco della legge Minniti) all’attacco diretto alle occupazioni abitative, fino all’introduzione dei taser e all’estensione dei daspo e ad una legislazione repressiva volta a colpire ogni forma di mobilitazione sociale. I primi ad essere colpiti saranno i migranti, ma poi verrà il turno dei movimenti sociali, di chiunque oserà alzare la testa. L’italianissimo operaio che oserà bloccare i cancelli di un’azienda per impedirne la chiusura o per evitare di essere sostituito da lavoratori a chiamata durante uno sciopero si ritroverà denunciato e rischierà una condanna penale.
Di fatto il decreto Salvini regala braccia da sfruttare in nero alle mafie e ai caporali mentre fornisce al padronato le armi giuridiche per annientare definitivamente ogni forma di resistenza sindacale e sociale.
Altro che “Salvini ci manda in pensione prima”! Salvini si dota dell’apparato giuridico per schiacciare chiunque proverà a lottare contro lo sfruttamento, contro la devastazione dei territori, contro la privatizzazione dei servizi pubblici.
Questo ci fa anche capire chi e come pagherà la sua Flat Tax o l’ennesimo condono fiscale: tu lavoratore dipendente o parasubordinato, tu pensionato, tu disoccupato. Ti toglieranno quel poco che ti è rimasto e se alzerai la testa te la spaccheranno a norma di legge.
La presentazione pubblica del decreto è coincisa anche con l’arresto di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, accompagnato da una disgustosa rivendicazione da parte del ministro della paura dai propri social network. È seguita la riproposizione di un video di un paio di anni fa in cui un prestanome dei boss della ‘ndrangheta si scagliava contro Mimmo Lucano. Ennesima dimostrazione di come i mafiosi non dispiacciano affatto all’attuale ministro degli interni.
Non semplici slogan. Non ignoranza di qualche malpensante quanto ininfluente cittadino.
Ma cruda e dura realtà!
Ogni volta che Salvini ha messo piede a Trento ha trovato sempre qualche forma di opposizione pubblica -qualsiasi fosse stata la sua veste- e di certo non può mancare in questa occasione.
Ma qualcuno appena visto il nostro evento che chiamava alla mobilitazione ha affermato che stavamo “cascandoci”, “facendo il suo gioco”.
A noi sembra invece pericoloso e scorretto questo dividere preventivamente i “buoni” dai “cattivi” tra chi scenderà in piazza contro questo governo, soprattutto in un momento simile in cui la repressione è esibita senza vergogna. In questo modo si rischia di far passare l’idea che sia “pericoloso” o addirittura “provocatorio” semplicemente dare del fascista a chi fascista lo è davvero e chiamare a raccolta tutti coloro che intendono sbarrargli la strada. Questo si che è “fare il suo gioco”! Perché significa farsi piccoli, ritirarsi ai margini e in definitiva lasciarsi schiacciare.
Non c’è nessun confortevole “altrove” in cui rifugiarsi e non c’è modo di chiamarsi fuori dal conflitto in atto. La contrapposizione è netta: o con l’umanità, i diritti, la giustizia sociale o con la barbarie.
Non intendiamo “cascare” proprio in nessuna trappola, vogliamo semplicemente mostrare che c’è chi si oppone alle politiche di questo governo, chi fa e farà di tutto per impedire la loro messa in pratica, chi lo fa e lo farà tutti i giorni, nelle scuole, nelle strade, alle frontiere, sul posto di lavoro. Vogliamo farlo con un corteo più ampio possibile, finalizzato a contestare il volto più rappresentativo del razzismo contemporaneo.
E si, saremo presenti, urleremo e riempiremo vie e piazze, perché è così che si mette in campo una resistenza reale, composita e di massa a quello che sta accadendo.
Se non è ora il momento di alzare la voce e i toni, quando?
La soluzione non è mai stata e non sarà mai il semplice girarsi dall’altra parte fingendo che nulla stia realmente accadendo:
Le aggressioni quotidiane dettate da criteri etnici sono reali!
L’incremento della repressione è reale!
La guerra agli occupanti di casa, agli spazi sociali, al conflitto sindacale sono reali!
Le persone che muoiono tutti i giorni tentando di raggiungere le porte dell’Europa sono reali!
I sempre più numerosi invisibili che si trovano senza documenti, impossibilitati ad avere una qualsivoglia forma di regolarizzazione e facile preda di sfruttamento da parte delle mafie sono reali!
Non si può pensare che tutto questo sia solo “una proposta politica che non condividiamo”.
No, questo è la negazione dei principi su cui si fonda qualunque società democratica e minimamente civile, ed è nostro dovere gridarlo e mostrare che non intendiamo piegarci né arretrare.
Se ci cercate, sapete dove trovarci: nelle vie e nelle piazze di Trento.
Fianco a fianco contro il nemico. Quello vero.
Ritrovo in via verdi venerdì 19 ad ore 17: mobilitiamoci assieme, facciamo vedere che Salvini non è il benvenuto!