Il Mediterraneo non deve essere una fossa comune!
La solidarietà non è un crimine!
Il giubbotto di salvataggio che abbiamo appeso simbolicamente in piazza Dante sulla statua di
Giuseppe Verdi e lo striscione affisso davanti al palazzo della Provincia vogliono ricordare le morti dei migranti che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo, nella rotta migratoria più mortale del mondo. Un’azione – in concomitanza con altre città italiane ed europee – in solidarietà alle organizzazioni che operano nel Mediterraneo per salvare i profughi provenienti da diversi paesi fuori continente.
Dal 2014, più di 14.500 persone sono state uccise provando a raggiungere il vecchio continente in barca, nel tentativo di attraversare il suo confine meridionale.
Questi numeri sono rappresentativi della responsabilità politica dell’Unione Europea che non permette altro modo di approdo se non rischiando la propria vita. L’UE e l’Italia vogliono nascondere le proprie
colpe su quanto accade nelle sue frontiere esterne, e per fare questo stringono accordi criminali con paesi dittatoriali e in guerra civile.
Dopo che l’UE ha concluso il suo patto con il tiranno Erdogan nel marzo 2016, con l’obiettivo di chiudere la rotta tra la Turchia e la Grecia, è la rotta del Mediterraneo centrale in procinto di essere chiusa.
Quest’anno è diventato palese, anche se preparato da tempo, il vero obiettivo dei governi europei: fermare qualsiasi tentativo di entrare nella fortezza Europa, a qualsiasi costo.
Le ONG che operano i salvataggi in mare sono state criminalizzate dalla politica europea, dalla magistratura e dai media; sono state minacciate dalla Guardia costiera libica, sostenuta dall’UE, tanto da essere spinte fuori dalle zona dell’acque internazionali di ricerca e soccorso.
Ciò è stato evidente nel sequestro della nave Iuventa da parte delle autorità italiane, nonché da un ostracismo, che si è dato in varie forme, al fine di impedirne la presenza ed i salvataggi, contro le ONG che sono ancora attive.
Contemporaneamente milizie e trafficanti di uomini in Libia sono sostenuti economicamente per detenere i migranti in veri e propri campi di concentramento. L’Italia, con il suo ministro degli interni Minniti, è in prima fila nel finanziare gli aguzzini e torturatori libici attraverso i cosiddetti “programmi di cooperazione e sviluppo internazionali”.
La conseguenza è che quasi nessuna persona può più fuggire dalla costa libica. Esattamente quello che un gran numero di governi europei volevano raggiungere!
Le istituzioni d’Europa non possono semplicemente chiudere gli occhi e barricarsi dietro mura e recinzioni di confine: se non si prendono la responsabilità dei salvataggi, non devono permettersi di bloccare chi li fa!
Noi non vogliamo essere complici di tutto ciò e non chiuderemo gli occhi!
Siamo vigili e lottiamo per costruire un’Europa aperta e solidale!