Mentre, ignari, gli orsi liberi riposano in letargo, la Giunta brama nuove uccisioni “con l’avallo della Scienza”, a partire dall’orsa JJ4
Per l’ennesima volta ci troviamo a dover commentare un proclama d’odio nei confronti di coloro che assurdamente sembrano ormai diventati il principale cruccio della politica trentina: gli ormai arcinoti “orsi problematici”. Nel nuovo capitolo del già rodato hate speech della Giunta provinciale verso gli orsi trentini, l’assessora Zanotelli, con freddezza asettica, conferma, in risposta ad un’interrogazione della consigliera d’opposizione Coppola (risalente a luglio 2020! ndr.), la volontà di accantonare la reclusione a vita come misura di sanzionamento per tutti quegli orsi che, attuando normali comportamenti da orsi, nei prossimi anni dovessero finire – letteralmente – nel mirino di Fugatti e soci. La via della condanna all’ergastolo – fin qui toccata a DJ3, M57 (già deportati in parchi zoo europei) ed M49 (recluso al Casteller) – sarebbe, a detta della Giunta, non più percorribile: «eventuali ulteriori esemplari che mettano a rischio la sicurezza pubblica saranno rimossi mediante abbattimento» ha dichiarato Zanotelli, senza ombra di vergogna. Eppure crediamo che la vergogna sotto sotto ci sia eccome: è la scelta lessicale a tradirla. Le auto in divieto di sosta vengono rimosse, gli edifici pericolanti vengono abbattuti. Quando si parla di individui la “rimozione mediante abbattimento” altro non è che un’uccisione, ed è così che, senza giri di parole, si dovrebbe avere l’onestà di chiamarla. Se invece c’è la necessità di mascherare col linguaggio le proprie intenzioni, qualcosa che puzza di bruciato dev’esserci per forza. In nodo del contendere è ora soprattutto il destino dell’orsa JJ4, resasi responsabile a giugno 2020 di un falso attacco ai danni di due cacciatori che passeggiavano sul monte Peller, in Val di Sole. La ricostruzione dell’accaduto aveva stabilito che la ragione per cui l’orsa aveva aggredito i due uomini doveva avere a che fare col fatto che l’incontro/scontro era avvenuto improvvisamente, in modo del tutto inatteso per entrambe le parti coinvolte. Sia i due cacciatori che l’orsa risalivano, infatti, un dosso proveniendo da direzioni opposte e nessuno si era accorto della presenza dell’altro fino al momento in cui si erano venuti a trovare gli uni di fronte all’altra. Ulteriore elemento tutt’altro che trascurabile, il fatto che l’orsa avesse con sè i suoi tre cuccioli. Apprendiamo in questi giorni che a rinfocolare gli intenti bellicosi della Giunta, sarebbe intervenuto il parere autorevole di IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) richiesto subito dopo l’incidente, e ottenuto poco dopo, ma incomprensibilmente riemerso e reso pubblico soltanto un paio di settimane fa, in seguito alla richiesta di accesso agli atti di Coppola. A replicare ai “dubbi” della Giunta provinciale era stato un team di esperti della “Commissione sulla Sopravvivenza delle Specie” specificatamente preparato in materia di orsi e disponibile a fornire “consigli competenti su questioni che riguardano la loro conservazione”. Una volta messo al corrente dell’accaduto, il gruppo di esperti avrebbe definito “normale” la condotta dell’orsa e cercato di spiegare le ragioni del comportamento aggressivo ipotizzando che essa potesse aver avuto con sè i propri cuccioli. Evidentemente la Giunta deve aver preferito omettere questa informazione, un “piccolo dettaglio” che di trascurabile non ha proprio nulla, il che ci porta a chiederci quanti altri particolari “risibili” abbia scordato di far presenti a IUCN nel delineare il quadro generale della gestione dei “grandi carnivori”. Quanto e cosa sapranno della sostanziale assenza di serie misure di prevenzione dei conflitti tra popolazione umana e ursina? Detto ciò, nonostante l’ammissione che il comportamento di JJ4, date le circostanze, non denotasse nulla di inusuale o problematico, IUCN consigliava all’amministrazione provinciale l’uccisione “prima possibile” della stessa. Non perché l’orsa coinvolta costituisse un reale pericolo per l’incolumità pubblica, ma perché «il pubblico si sentirebbe più sicuro se l’orsa venisse rimossa – non rimuovere questo individuo, o ritardarne la rimozione, probabilmente alimenterebbe la convinzione che il governo si preoccupa maggiormente per gli orsi che per le persone; ciò potrebbe far rivoltare le persone contro la conservazione degli orsi e instillare maggiori timori verso di essi […] è meglio sbagliare in favore della sicurezza umana in caso quest’orsa sia diventata più aggressiva». Possiamo solo immaginare la boriosa soddisfazione che deve aver percorso la Giunta nel credere di avere dalla propria il parere “oggettivo” della SCIENZA: quale migliore grimaldello da brandire nei confronti di chi “si preoccupa più degli orsi che delle persone”? Ma basta poco per smontare questa tracotanza. Perché è evidente che ciò che IUCN suggerisce ha poco di scientifico e molto di politico. Come lo stesso documento ammette, la questione non è se gli orsi coinvolti nei diversi incidenti inter-specie costituiscano una reale minaccia all’incolumità delle persone: ciò che conta è far sentire rassicurata ed ascoltata la popolazione umana circa i suoi timori. Che tali timori siano fondati su fatti e dati reali o che siano invece il frutto maturo di anni di propaganda senzazionalistica anti-orso poco importa. Propaganda di cui, per altro, mentre era all’opposizione, si è resa protagonista quella stessa Lega che da 3 anni a questa parte si trova nella “stanza dei bottoni”, nella scomoda posizione di dover gestire proprio il malcontento del suo stesso elettorato, malcontento che essa per decenni ha alimentato a più non posso, soffiando sul fuoco di paure pressoché irrazionali per mero tornaconto elettorale. Ma c’è di più: anche a voler prendere per buona l’idea che la scienza sia per sua stessa natura del tutto neutra, è la società in cui viviamo a dimostrarci puntualmente che a guidare le scelte non è la scienza ma è la politica. Un esempio su tutti: qual è l’opinione unanime della comunità scientifica rispetto al surriscaldamento globale? Che non c’è più tempo da perdere rispetto ad un’urgentissima e radicale inversione di rotta. Questo lo sappiamo tutti, ma allo stesso tempo i governi non mostrano esitazione nel far credere che sia accettabile “chiedere al clima”, prima di stravolgersi del tutto, di aspettare i comodi dei vari imprenditori che devono avere il tempo di riorganizzarsi per trovare il modo di trarre profitto dalla stessa “transizione ecologica”. Il territorio trentino è costellato da località sciistiche a bassa quota, col passare degli anni sempre più schiave di una pratica costosissima e del tutto antiecologica quale è l’innevamento artificiale. Cosa dice la scienza in merito? Afferma che va bene proseguire su questa china o dichiara forse qualcos’altro? Perché in questo caso resta inascoltata? Come sempre ci troviamo di fronte alla politica del “due pesi, due misure”. Non è affatto un diktat imposto dalla scienza, bensì una decisione politica quella che sentenzia che ci sono abitudini e comportamenti della nostra specie che non possono essere messi in dubbio e quindi venire modificati per tentare una migliore convivenza con i selvatici. Ed è sempre politica la decisione che stabilisce che la vita di un singolo orso o orsa è meno importante di una manciata di voti. Troviamo inaccettabile pensare che sia giusto che alcuni individui debbano essere “sacrificati” per infondere fiducia nella popolazione umana, cosicché continui a “tollerare” la presenza dei selvatici. Tutti questi discorsi non fanno che confermare ciò che affermiamo da anni: Life Ursus non è affatto il grande successo che si va raccontando, perché se da un lato è stato effettivamente raggiunto l’obiettivo che gli orsi si moltiplicassero, il progetto ha completamente fallito rispetto ad una diffusa accettazione sociale della loro effettiva presenza nei boschi trentini. E questo non solo da parte di una fetta non trascurabile di popolazione, che ancora oggi vedrebbe di buon’occhio il sistematico sterminio di orsi e lupi, ma anche di una porzione significativa della politica provinciale e persino degli stessi “addetti ai lavori”, la cui opinione si può riassumere in queste parole, che troppe volte abbiamo sentito risuonare in questi anni: «gli orsi trentini ci dovrebbero ringraziare, perché se esistono è perché noi abbiamo concesso loro di tornare». Non ci stancheremo mai di ripetere che è davvero ora di mettere da parte questa visione – che definire anacronistica è quasi un eufemismo – dell’essere umano come “padrone assoluto del creato” e di tutti i suoi abitanti. La pandemia che stiamo vivendo da due anni a questa parte avrebbe dovuto ricordarci la nostra fragilità, il nostro non essere poi così diversi dagli altri animali. E invece insistiamo nel volerci ergere sopra tutto il resto e sopra tutti gli altri, trattandoli, quando non con fastidio, con sufficienza. Basti pensare al tenore di una recente dichiarazione dell’Ispettore dell’Ufficio Forestale di Cavalese rispetto al ritorno del lupo: «Dobbiamo rassegnarci, il lupo d’ora in avanti vivrà nei nostri boschi». Rassegnarsi, come si è costretti a fare quando ci si trova dinnanzi ad un male incurabile, di fronte a qualcosa che dovrebbe invece infondere soddisfazione e meraviglia, come il ritorno spontaneo di un abitante dei boschi che i nostri avi avevano sterminato! Chissà che a dover essere veramente rassegnati alla coesistenza con questa classe di politici e tecnici inetti non debbano piuttosto essere i lupi e tutti i selvatici…Non ci lasceremo ingannare: se questa politica brandisce la Scienza come un’arma contundente non c’è dubbio che si tratti solo di propaganda per occultare la propria incapacità. Il tutto martellando la cittadinanza con l’idea grottesca che il problema numero uno del Trentino sarebbe l’insicurezza provocata dal ritorno dei grandi carnivori. Guai a chi tocca l’orsa JJ4! E chissà che prima o poi, non solo le auto ed i palazzi, ma anche le giunte ipocrite ed incompetenti possano essere destinate a venir rimosse ed abbattute. Metaforicamente parlando, è ovvio: noi non siamo assassini.