Mercoledì 14 marzo, ore 20.30
Centro Sociale Bruno
Macerata è solo l’inizio! Assemblea pubblica antifascista
Con la grande manifestazione antifascista e antirazzista di Macerata, come hanno scritto i compagni e le compagne dei centri sociali delle Marche, “si è scritta una delle pagine più importanti della storia della democrazia reale in questo paese“.
Macerata è stata per tutti noi una “boccata d’ossigeno”, uno spartiacque che ci restituisce un segnale politico al quale ci stavamo disabituando: quando i movimenti si presentano compatti e uniti qualsiasi tentativo di boicottare la piazza, di delegittimarne l’agibilità politica e di imporre il silenzio viene spazzato via.
Se ne sono ben accorti sia nei palazzi del governo e sia nelle segreterie di alcune organizzazioni, che anziché partecipare alla mobilitazione comune contro il fascismo hanno preferito farsi strumento delle manovre puramente elettorali del Partito Democratico, cercando di dividere gli antifascisti proprio in una situazione tanto drammatica. Questa manovra irresponsabile, volta a null’altro che a garantire la sopravvivenza di classi dirigenti sempre più disconnesse dalla realtà, è stata rispedita al mittente proprio dalla base di quelle organizzazioni, la cui presenza massiccia a Macerata pone le basi per la costruzione di un vasto e variegato fronte antifascista, capace di porsi sul piano dell’insubordinazione moltitudinaria, attraverso l’interazione di soggettività, pratiche e sensibilità diverse.
L’effetto “benefico” di Macerata, la sua onda lunga, si è immediatamente rivelata in tutta la sua possibile potenza: nei giorni seguenti in tante città italiane migliaia e migliaia di persone si sono prese strade e piazze, convinte che dopo l’attentato terroristico di Traini e la copertura politica a lui fornita dai nazi-leghisti, sia necessario sottrarre anche con l’uso delle forza qualsiasi spazio ai neofascisti e ai loro messaggi di odio e xenofobia. Contro questa mobilitazione spontanea, giunta dopo decine e decine di attentati incendiari e aggressioni razziste in tutta Italia, polizia e carabinieri non hanno esitato ad usare senza risparmio manganelli, idranti e lacrimogeni, mostrando a tutti come lo stato stia dando protezione ai nemici dichiarati dei valori costituzionali e attaccando chi invece li difende.
Lo scorso settembre scrivevamo che per contrastare efficacemente il bubbone che produce il razzismo non sono sufficienti le belle parole, ma che per annullarlo e renderlo inefficace occorre togliere agibilità politica e spazi di espressione, contrastando nel contempo la lettura superficiale utilizzata dal PD e dalle altre forze politiche degli “opposti estremisti”. Se le organizzazione fasciste hanno avuto questi spazi di manovra è proprio perché da troppo tempo anche nelle forze cosiddette democratiche l’involuzione culturale e politica ha portato da un lato ad un progressivo sdoganamento dell’estrema destra, e dall’altro a fare uso di linguaggi e politiche di chiara matrice securitaria e repressiva.
Tutto ciò però non è casuale, ma è stato – con un’accelerazione negli ultimi anni in nome dell’austerità che ha colpito alcune classi sociali – funzionale a sostenere quelle politiche di precarizzazione, sfruttamento e taglio dei servizi pubblici che caratterizzano l’attuale sistema capitalistico e contribuiscono a quella insicurezza sociale che è il brodo di cultura del fascismo. Anche per questo solo un antifascismo non “addomesticato”, capace di tenere insieme su un piano di intersezionalità la lotta antirazzista, antisessista e anticapitalista, può davvero porre un argine all’imbarbarimento prodotto dal turbo-capitalismo.
Non è un caso che proprio su uno dei temi più delicati, come quello dell’immigrazione, le scelte di Minniti e Gentiloni, nonchè le parole di Renzi, strizzano l’occhiolino a Salvini. Del resto lo stesso Minniti in più occasioni ha militarizzato le città perchè ritiene necessario garantire lo svolgimento delle manifestazioni neo-fasciste e neo-razziste, ovvero dare il palco a chi incita alla guerra tra poveri.
Anche a Trento, perciò, sentiamo l’urgenza di confrontarci assieme a coloro che hanno attraversato la piazza di Macerata, per restituire sul nostro territorio la potenza di quel corteo e dell’assemblea nazionale unitaria che si svolgerà ad Ancona sabato 10 marzo.
L’assemblea vuole essere un primo momento per connettere il dato nazionale a quello locale e costruire a livello regionale meccanismi efficaci di contrasto dei fascismi, organizzando momenti di piazza ed iniziative che abbiano linguaggi e pratiche capaci di coniugare l’antifascismo con l’antirazzismo e l’antisessismo.