Martedì 13 dicembre hanno fatto visita a Mori il presidente della Provincia Ugo Rossi e l’assessore alla cultura, cooperazione, sport e protezione civile Tiziano Mellarini al fine di “blindare” il progetto Vallo Tomo, che da tempo la Provincia sta prefigurando come unica soluzione possibile per mettere in sicurezza la parete rocciosa che incombe sull’area urbana. “Blindare” è il termine più appropriato, visto che la visita degli esponenti istituzionali è stata accompagnata da cordoni di celere, per tenere a bada gli irrequieti abitanti, pronti a sostenere a gran voce che esistono soluzioni alternative alla demolizione di un pezzo di roccia.
Gli abitanti, che da mesi hanno provato ad interagire, invano, con le istituzioni interessate (Provincia e Comune), nelle ultime settimane si sono autorganizzati con un presidio permanente con il nome di Tribù delle Fratte e tutt’ora stanno riuscendo a fermare i lavori. Le iniziative di protesta hanno fatto emergere, per l’ennesima volta, un atteggiamento stizzito del potere provinciale che si ripresenta ogni qual volta i cittadini non accettino le “soluzioni” calate dall’alto, ma – come in questo caso – provino a proporre ipotesi alternative o quantomeno a contare di più.
Nella sua visita a Mori Rossi ha rifiutato per l’ennesima volta di confrontarsi con gli abitanti nel merito della questione. Ha voluto incontrare solamente i proprietari dei terrazzamenti interessati ed ha dichiarato che la Provincia procederà con i lavori, indipendentemente dalla volontà popolare.
È il medesimo atteggiamento che il Presidente ha avuto sulla Buona Scuola, fatta passare in Consiglio provinciale nel corso dell’estate, senza dare la possibilità a docenti, studenti ed a chi vive il mondo scolastico di potersi esprimere su una riforma che sta facendo danni in tutta Italia. Arroganza che ritroviamo anche nella vicenda degli operai Whirlpool lasciati senza lavoro, che la Provincia non è stata in grado di assumersi fino in fondo permettendosi anche di avere un atteggiamento di sufficienza nei confronti dei lavoratori che sono ancora senza alcuna assunzione e garanzia sociale. Solo grazie all’occupazione dell’atrio della Provincia da parte del sindacato autonomo Sbm e degli operai, questi sono riusciti ad ottenere un incontro con l’assessore Olivi, dopo mesi di attese, rinvii e dinieghi. Stessa sorte hanno avuto gli studenti che protestano contro i tagli delle borse di studio, cacciati dall’inaugurazione della biblioteca, inserita alle Albere solo per tappare i buchi dell’improvvisazione urbanistica che tanto piace agli interessi economici e speculativi delle lobby che sostengono Rossi.
Per il ceto dirigente trentino, che sembra non essere stato intaccato dalla sconfitta referendaria del 4 dicembre, sta iniziando a tirare aria di campagna elettorale proprio in virtù di una crisi di legittimità che potrebbe generare delle sorprese e degli scenari inediti per il Trentino. Le elezioni provinciali del 2018 si avvicinano ed aumenteranno gli sforzi dei governanti per stringere i tempi sulle varie questioni strategiche, dalle grandi opere ai progetti di “riqualificazione” urbana, che metteranno al sicuro i tanti interessi covati dalle oligarchie politico-imprenditoriali di casa nostra.
È necessario in questo momento costruire spazi aperti di critica politica e di opposizione sociale a questo modo di governare, che sacrifica la democrazia sull’altare degli affari e tenta di far soccombere qualsiasi istanza di carattere sociale ed ambientale proveniente dal basso.